Nei paesaggi di Caterina Enni Misson la materia è protagonista assoluta, materia magmatica in bilico tra composizioni astratte e figurate, in continuo divenire, che catturano l’attenzione. L’artista ha imparato a dipingere affiancando per molti anni amici cari nella decorazione murale; ha così appreso la tecnica pittorica del marmorino e, sopra tutto, ha sviluppato una grande sensibilità nel bilanciare i colori, osservando con attenzione come i pigmenti interagiscono fra loro. Il marmorino è composto da una miscela di calce e polvere di marmo a cui vengono aggiunti i pigmenti per colorarlo; per questo è necessario l’utilizzo della spatola, per l’impossibilità di stendere la calce col pennello. Questa tecnica di complessa esecuzione ha permeato la natura dei dipinti poiché la spatola non permette un preciso controllo della stesura del colore e l’artista si affida ad una sorta di serendipity: il dipinto scaturisce da una speciale alchimia tra l’austerità del procedimento e la leggerezza nel lasciare che forme e colori si compongano e si plasmino sulla tavola.

Se si osserva nel dettaglio si intravedono delle incisioni sulla superficie eseguite con la spatola stessa o col trincetto. Queste incisioni creano ulteriori sovrapposizioni. Sono opere “per via di porre” dove la materia viene aggiunta sulla superficie creando stratificazioni di colori che si dissolvono gli uni negli altri, e dove ogni forma ha una sua propria plasticità: dipinti in rilievo. Enni Misson non copia dalla natura, ma dalla natura mutua le modalità di generarsi ed organizzarsi. Tutti i paesaggi sia di grande che di piccolo formato, non sono dipinti dal naturale, né tantomeno partendo da una fotografia. Al contrario, è come se uscissero dall’archivio mnemonico dell’artista: già presenti nella sua memoria, si materializzano sulla tavola, trasfigurati dalla sua immaginazione.


Caterina, per metà toscana e per metà belga, ha vissuto tra la Toscana e il Nord Europa e nei suoi dipinti si ritrovano le textures e le tonalità dei muri e delle strade di Firenze, insieme ai colori e ai cieli del nord. E sono proprio i valori cromatici a dare profondità alle composizioni, mentre elementi più facilmente identificabili, come un alberello o un sole arancio, guidano i nostri occhi divenendo punti cardinali per orientarsi tra le masse informi di colore.
